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Recensione al concerto dei BTQ con la Nonna Pippina del 2.1.2006 (calendarfolk, 1.2006) | |
"La regina di Spongàno" Massimo Rimpici, Biccari, 3 gennaio 2006 www.calendarfolk.it
Dal suono di un tamburo può nascere un valzer? Se pensate di no dovrete ricredervi: i Btq-Ballati tutti quanti, noti pizzicari di Spongàno (Lecce), iniziano sempre con queste melodie le loro performance. I ballerini, attoniti, restano solo un attimo sorpresi, poi iniziano: un-due-tre, un-due-tre; i piedi, spesso, partono indipendentemente dalla volontà…. Terminato il valzer, il ritmo della pizzica-pizzica - inconfondibile - inizia a far muovere piedi e braccia in tutt’altro modo. E’ un vezzo quello dei Btq? Potrebbe esserlo, ma ha radici profonde nella tradizione. “E’ un modo - spiega Alessandro, il più grande dei tre fratelli Rizzello, alias Btq - per serbare memoria delle contaminazioni. Richiama il passaggio sulle nostre terre dei soldati, della gente del nord, al tempo delle guerre; ma rammenta anche le cantilene, gli stornelli imparate dai nostri paesani che sono andati in settentrione a combattere”. Forse - senza sciocche enfatizzazioni - è questa la vera essenza di Capodanze: il nord che si amalgama al sud, rispettando le singole peculiarità. Tammurriate, pizziche, tarantelle, sovrane delle danze meridionali, che si “fondono” ai branle, le polske, le bourrée. E se c’è una rappresentante simbolo di questi incroci-fusioni è senza dubbio nonna Pippina, classe 1926, 10 figli, 28 nipoti. Lei ha sempre abitato nella piazza centrale di Spongàno. Con il padre e la sorella Vittoria (più giovane di due anni) tutte le mattine, a piedi, si recava nei campi a lavorare oppure alla manifattura tabacchi, e sempre cantando: “Il canto - sostiene la regina di Spongàno – accompagnava sempre il lavoro e il cammino a piedi dal centro del paese al luogo di fatica. Ed è stato nostro padre che ci ha insegnato i primi stornelli, con lui intonavamo le canzoni delle nostre parti, poi siamo andate avanti da sole. Abbiamo ripreso e fatto nostre anche le cantiche del nord, quelle che ci riportavano i nostri uomini dalle terre lontane dove sono andati a fare le guerre”. Almeno 150 canzoni raccolte in cinque cd, annovera fino ad oggi la "discografia". Alcune di queste, infatti, sono in italiano e le musiche ricordano le arie degli alpini o quelle delle risaie padane. Vedere ed ascoltare nonna Pippina Guida, una delle voci popolari ancora attive del Salento, è un’emozione forte. Abituata a cantare sempre con la sorella Vittoria, in sua assenza sembra chiedere conforto con lo sguardo ai nipoti (Alessandro, Carlo e Luca Rizzello) che la accompagnano con gli strumenti e con le voci. E’ lei comunque che guida e dirige i tre musicisti: con gli occhi, gli ammiccamenti, i brevi cenni. Alle volte tentenna, un po’ per l’emozione, un po’ per le 79 “lune” trascorse, poi, dopo l’attacco alla melodia del nipote di turno, riprende vigore ed energia, e le redini del ritmo. I tre fratelli hanno un’attenzione particolare per nonna Pippina, ricordano - per fare un parallelismo - i ceramisti che sanno di avere fra le mani un vaso molto prezioso ma altrettanto fragile: tutte le cose antiche hanno la fragilità del tempo e la ricchezza della tradizione. Un’attenzione particolare, un misto di devozione e di amore, dolce, per quella che comunque per loro è e resta l’anziana nonna. Spavaldi e sicuri sul palco quando si esibiscono da soli per i ballerini che si aspettano energia e carisma, alla presenza della nonna si trasformano in nipoti dolci e delicati, pieni di attenzioni per l’anziana nonna, temendo di mettere a disagio la delicata signora. Diverso è l’atteggiamento di papà Antonio, figlio di Pippina, anch’egli cantore salentino e suonatore di chitarra. Anche quando canta o accompagna con la musica, ha scolpito sul volto l’ossequio referenziale, irreprensibile verso l’anziana mamma e signora del tempo: a lui non sono concesse “sdolcinate” affettuosità, accettate e ricercate invece dai tre giovani nipoti. Come frenare l’emozione di fronte alla visione di questo delicato quadretto familiare: tre generazioni che suonano e che cantano insieme in nome della tradizione e certamente lontani dai compromessi e dalle speculazioni commerciali. |
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